martedì 29 novembre 2016

If your days are now just something you must bear

Il coltello rimane sospeso per aria, ha il fianco mangiato da un'ustione di terzo grado, e il vestito strappato, sta in bilico sui calcinacci quando fa scattare la lama senza muoversi, verso la gola di una prostituta con gli occhi d'argento. La vede crollare con le mani sullo squarcio, il sangue è talmente forte da affogarla in pochi secondi. Le gambe vanno giù come birilli. Quant è facile morire begl'occhi, ce l'hai una famiglia che t'aspetta stasera?
_

Mike si è addormentato sul divano accanto a lei, non sa cosa deve dire a Brain, e non si fa domande perchè non sente più la differenza tra sopravvivere e marcire sotto terra. Non sa perchè dovrebbe continuare a respirare, vuole solo dormire. Qualcuno prima o poi sceglierà per lui. E' stanco e l'idea di avere un'altra possibilità nemmeno lo sfiora. Chissà se ne ha mai avuta mezza di possibilità. I ragazzi ricchi alla sua età hanno le spalle coperte, e le mani pulite; il mondo riflesso nelle butique di lusso, e nei parchi sterminati, sembra un bel posto. Nella North devi piegare la testa, la bellezza ha la faccia sfregiata delle puttane che ti ringhiano in faccia se capesti la loro zona. I parchi sono cemento sabbia e siringhe: ti pesano nelle ossa. I proiettili sui muri ti dicono che niente qui è tuo. I nervi te li calmi solo con una striscia di cocaina buona. Non c'è gentilezza e non ci si volta mai le spalle nella North, e a nessuno importa della differenza tra sopravvivere e vivere dignitosamente. Le battaglie nella North non hanno il riflesso pulito delle vetrine scintillanti. Sono colpi bassi e fiato corto.

 If your days are now just something you must bear
Potrebbe passare la notte stesa vicino a Mike per combattere al suo posto solo per una notte, per lasciargli nel cuore un briciolo di combattività. Potrebbe correre per strada -se solo non fosse così debole, per andarsi a baciare Leonard (dovrebbe combattere anche con lui?) una, due, tre, cento volte, fino a squagliare tutta la cattiveria incarognita che gli rivolta lo stomaco, come fosse eroina.
_

La ferita le fa ancora un male del diavolo, e non si arrende mai a calibrare i movimenti. Strofina le gambe tra le coperte senza riuscirsi a scollare dalla pelle la sensazione di sporco che le ha lasciato qualche cliente al Bunny. Forse dovrebbe vendersi anche lei, forse quei soldi dovrebbre accettarli. C'è differenza tra spacciare e prostituirsi? Se chiude gli occhi sente il disappunto di Mare, la sua preoccupazione trattenuta, e il suo sorriso. Striscia più vicino a Leonard anche se sa che appena lo sfiorerà con il fianco, sentirà la ferita bruciare. E' troppo caldo. Ignora il lampo nero di dolore che le annebbia gli occhi solo per un paio di secondi. Resisti solo un paio di secondi. Il tempo di strofinargli la bocca sul collo e arrendersi, crollando con i capelli contro la sua spalla.




Yeah, tomorrow I might wake up nice and clean
And I might believe the things I said I didn't mean





venerdì 11 novembre 2016

lie

11 novembre 2024
North

- tra un po' dovrebbe uscire di galera quella merda di Raul Vazquez, ci dai una mano a fargli un'imboscata, magari ci facciamo un po' di soldi se lo rivendiamo

hanno appena finito di scopare e Lucien le sta ancora addosso, tra le sue cosce, con una mano stretta contro la sua gola per inchiodarla al cuscino impregnato di sudore, e l'altra premuta tra le lenzuola. Quando le fa quella proposta Jody gli stringe le ginocchia intorno ai fianchi, bruciando l'assurdità sentita con lo scoppio fragoroso della risata.

- vattelo a prendere, vedi quanti secondi duri vivo. Accomodati, amore mio.
- lo conosci?

Lucien ha due occhi verdi affamati e pernnemmente insoddisfatti, scavano sulla faccia di Jody trattenendo l'impulso di sfondarle le nocche sulla bocca, mollandole la gola con un bacio sulla fronte.

- per fortuna non l'ho mai incrociato in vita mia. Ma se vuoi un consiglio, io non sprecherei la mia vita per catturare un mutante così conosciuto. Da troppo nell'occhio, quelli preferiscono le facce anonime.
- non è che mo te la fai con quella feccia? Un giorno di questi ti trovo a braccetto con quella puttana di Mare
Sherman?

Lucien si butta su un fianco del letto per raggiungere a tentoni, con la mano, il comodino con le sigarette e non si accorge del fastidio che le stringe la bocca alla parola puttana.


- a braccetto? No, me la bacio proprio, e poi aspetto che Raul Vazquez torni libero per farci una rapina insieme.

l'ironia impassibile del viso di Jody viene sbranata attentamente dagli occhi febbricitanti di Lucien, che soffia il fumo caldo contro la gola della compagna sbrogliando una risata ossessiva.


- e dilla un'altra stronzata che ne ho sentite poche.

quando Lucien sparisce così com'è arrivato, Jody si trascina barcollando al bagno, appende le mani al lavandino. Fissa il riflesso dello specchio e ci sputa sopra incastrando tra le guance un sorriso obliquo.


Lucien

mercoledì 9 novembre 2016

labyrinth

Arizona
2010


Ho tredici anni e un cellulare tra le mani, sono l'esca per un mutante di un anno più grande di me. Guardo l'ora cinque volte e mi specchio nelle vetrine con la speranza di non sembrare così colpevole. Passeggiamo per ore, e lui è più agitato di me mentre cerca di baciarmi. Quando Vincent arriva con i fucili spianati si ritrova davanti solo me e capisce che l'ho fatto scappare: ha la faccia livida di rabbia, tira un calcio allo sportello della macchina e mi bestemmia addosso. Finisco blindata in una casa di campagna. Dentro c'è un disegno enorme di un labirinto che ricopre tutta la superficie di legno. Ci resto poco mi dico.

Ho perso il conto dei mesi, dalle finestre sbarrate non filtra nemmeno un briciolo di luce. La notte e il giorno sono stati scavalcati da una lampadina che funziona quattro cinque ore al giorno. Non ricordo più quante volte mi sono spaccata la fronte, il labbro, le nocche e le ginocchia contro la porta, i muri, ma non c'è nessuno che mi risponde. Ci sono orme di sangue ovunque mi giro, forse sono le mie, se respiro abbastanza forte riesco anche a sentirne l'odore. Ricordo il labirinto a memoria, ogni vicolo cieco, ogni curva, linea. Il centro sono io. Sono io. Il labirinto non ha luce ne ombre, ne sangue, ne parole. Il labirinto non esiste.

E' passato un anno, non so più che suono abbia la mia voce, ma conosco le scorciatoie per arrivare al centro del labirinto. Ho fatto a pezzi già una decina di cadaveri che qualcuno brucia qui fuori. Ma oggi per la prima volta insieme al pranzo mi hanno portato un ragazzo vivo. E' vivo. Non lo guardo ma lo capisco da come si strozza con il fiato corto: è terrorizzato, e non sa se implorare o minacciare. Poi scopro che ha almeno dieci anni più di me, lo legano a un palo mentre si piscia nei pantaloni. La porta è aperta ed è notte. E' notte ne sono sicura. E se fosse crollato il sole? Fisso la via d'uscita senza reagire. Non ricordo nemmeno quando ho smesso di lottare, e ho le gambe molli accavallate una sull'altra e il cuore addomesticato. Mi lanciano un coltello prima di andarsene, hanno il passamontagna ma i miei fratelli li riconosco dall'esitazione con cui mi girano le spalle. Appena ci chiudono dentro sento la vibrazione sempre più forte di un terremoto che mi attraversa i muscoli: è solo angoscia. Lo so già che devo fare, dal labirinto non si esce vivi. Il labirinto sono io.
Prima di ammazzarlo ci parlo per tutta la notte, non voglio rimanere sola. La mia voce mi ossessiona, ma quando è lui a muovere le labbra capisco di essere reale. Prova a convincermi che insieme possiamo scappare, io provo a convincerlo che sarò veloce e non sentirà dolore. Nessuno dei due manterrà l'impegno. Gli do così tante coltellate che la mano mi brucia dal dolore. Il coltello mi scappa via dalle dita, e solo in quel momento mi fermo.


C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.


4 novembre 2024
Mi vedi, sono un mezzo disgraziato.
Se dico salta c'è da saltare.

Sono stesa in un letto e i confini del mondo sono fatti di fuoco liquido. Appesa al soffitto c'è una tagliola che oscilla nella penombra di una luce che tengo accesa solo per quattro, cinque ore, non di più. La tagliola arruginita è il sorriso di Leonard che mi trapassa la testa come un proiettile. Il riflesso dei suoi occhi brilla nelle crepe aperte, ammuffite. I muri del labirinto ora sono
fatti di fuoco liquido, attraversarli significa bruciarsi i polmoni. Mi sfioro le linee di inchiostro nero tatuate sulla spalla, per non dimenticarmi che a tenermi in vita tutto questo tempo sono state le prigioni, non la libertà.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
[...]
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.