giovedì 11 maggio 2017

ho immaginato petali lungo le inferriate del carcere, mi sono alzato, e sono crollato dove un minuto dura un secolo.

Torna dopo sette anni di ipersonno. La strada di casa se la ricorda a memoria, percorre tutta la North con il cuore in gola e la fretta che le stringe i muscoli. Quando arriva davanti alla porta di casa non riesce più a muoversi. La fretta se l'è portata via il vento, e le ha lasciato solo una patina di panico e sudore appiccicata sulla pelle. Appoggia una mano sulla maniglia e si guarda intorno. Non riesce a fare forza, dovrebbe cercare le chiavi e invece rimane ad ascoltare la voce di Pearl che corre per casa e canta una canzoncina sui semi e gli alberi e i fiori, che le hanno insegnato a scuola, ogni tanto ci piazza pure un vaffanculo.

Si ricorda ancora come sono fatta? E' arrabbia con me. Non sono abbastanza, non sono una madre decente, le posso dare solo i soldi. Solo quelli. Manco un padre con la testa sulle spalle le ho scelto. Sette anni lontana dal miracolo che mi è cresciuto dentro la pancia nove mesi. Per farsi vedere mi ha fatto un male cane, la stronza, mi ha dovuto squarciare la carne. Un male cane. Le sono manca?

Inghiotte con forza ed è ancora immobile. Forse si verogna. Lenny sta sbuffando, forse sta ridendo anche lui non lo riesce a capire, poi urla contro Eddie. Lui si ricorda? Sammy starà sicuramente giocando col cellulare perchè non sente la sua voce.

Non sei stata capace a evitargli la galera, potevi trovare un modo, potevi sforzarti molto di più di così, manco a farlo rialzare sei stata buona, in una pozza di sangue ci è finito perchè te lo sei portato dietro a sbrigarti i cazzi tuoi.

Si passa una mano in faccia e trattiene il respiro. La sagoma della Shell di Blayne, Lenny accasciato, il viso di Pearl, Eddie e Sammy sono lampi che si ripetono all'infinito. L'odore di muffa dei muri della cella, il buio dell'isolamento. La guerra a South è più lunga del previsto, sono mesi che combatte, e i nemici si fanno sempre di più. Arrivano in massa come le ombre che la circondano e salgono i gradini, uno per uno.

C'è la lotta per chi deve giocare la prima partita ai videogiochi, per chi deve prendere la birra a Lenny, per i sassi che hanno raccolto e che si lanciano addosso. Lenny si sarà spazientito, per le pietre o perchè gli rubano il joystick. Sorride sfiorando il cornicione della porta con la frangia. Poi scoppia a piangere, le lacrime le esplodono come mine dentro gli occhi perchè Pearl dice qualcosa con un guizzo di entusiasmo feroce, e il suono della sua voce le apre una voragine sotto i piedi. Se solo smettesse di piangere riuscirebbe a trovare le maledette chiavi per entrare.

Torna indietro.

Scende per strada si fa due volte il giro dell'isolato mettendo in fila tutti gli sbagli, gli errori, le mancanze, le guerre, i regolamenti di conti. Avere una famiglia è stata la cosa più stupida che potesse volere, non doveva recuperare Sammy quando l'ha incrociata nel vicolo a rovistare nella spazzatura. Non doveva nemmeno raccogliere Eddie, lo doveva lasciare in mezzo al gruppo di ragazzini annoiati che lo prendevano a calci per divertimento. Non doveva riprendersi sua figlia, non aveva nessun diritto di portarsela nel posto peggiore di tutta la città, in mezzo ad assassini, ladri e stupratori. Mare Sherman glielo aveva detto, in silenzio, quando le ha raccontato di Sammy. Glielo ha letto negli occhi e ha fatto finta di non vedere. Ha ingnorato anche Lenny e Dusk. Ha ingnorato tante cose per un paio d'ore di normalità, di felicità. Per un paio di stupidissime ore si è circondata di quattro persone che non può proteggere.

Trova una soluzione, ti stanno accerchiando.

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